domenica 19 aprile 2009

Termovalorizzatore di Acerra...tanto per cominciare!

Il 26 Marzo si è tenuta l’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. Nell’ordinanza del Presidente del Consiglio del 18 Marzo, si legge che in esso sarà possibile conferire “rifiuti imballati e non imballati” e “ovunque stoccati” provenienti da impianti di selezione e trattamento previsti nel Dl 90 del 2008 ( e cioè Cavano, Tufino, Giugliano, Santa Maria Capua Vetere, Avellino etc), “prescindendo dalla qualifica di destinazione già attribuita ai rifiuti stessi, prodotti dalla data di risoluzione dei contratti con le società ex affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti in Campania”. Tale provvedimento, servirebbe dunque a “garantire il più afficace e proficuo esercizio del termovalorizzatore di Acerra, in relazione alla situazione emergenziale in essere nella regione Campania, con particolare riguardo agli aspetti connessi alla necessità di assicurare la migliore tutela della salute della popolazione e dell’ambiente”.
Dunque, le “ecoballe” verranno bruciate così come sono state confezionate ovvero indipendentemente dalla loro composizione. L’inceneritore è quindi autorizzato da subito a bruciare tutto, sprigionando così fumi ben più tossici di quelli che era destinato a produrre.
Le ceneri prodotte rappresenterebbero inoltre il 40% del materiale bruciato e sono molto più pericolose delle discariche a cielo aperto.
Per assurdo avere Napoli e le sue province sommerse dai rifiuti sarebbe meno nocivo di quanto non possa esserlo bruciare i suoi rifiuti in modo indifferenziato nel nuovo termovalorizzatore!
Quanto accaduto a Forlì: http://www.youtube.com/watch?v=P_VwHNA1iA0
Quanto accaduto a Brescia: Asm di Brescia, per evitare la valutazione di impatto ambientale (Brescia è una delle città che vanta una delle più elevate contaminazioni al mondo da PCB e diossine in relazione al “caso Caffaro”), aveva costruito la terza linea dell’inceneritore destinata a bruciare rifiuti speciali e “urbani camuffati da Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti)”, senza alcuna autorizzazione preventiva, confidando di ottenere ad opera compiuta il “silenzio-assenso” della Provincia (com’è avvenuto) in applicazione delle procedure semplificate di cui agli artt. 31-33 del Decreto “Ronchi” 22 /97, quelle stesse famigerate “procedure semplificate” che erano state oggetto di referendum insieme all’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori.
Per rientrare nelle “procedure semplificate” Asm aveva propagandato che la terza linea dell’inceneritore (250.000 tonnellate di rifiuti all’anno) avrebbe bruciato solo “biomasse”, costruendo a tal fine un setto separatore nella vasca di raccolta dei rifiuti, per delimitarla dalle altre due linee già funzionanti dal 1998. In realtà non si tratta di “biomasse”, ma di rifiuti speciali, in particolare pulper di cartiera, cioè rifiuti delle lavorazione della carta da riciclo, Cdr e di altri rifiuti industriali ed agroindustriali importati da tutta Italia.

In breve, Brescia avrebbe violato ben 4 direttive sull’ambiente e sarebbe stata dunque sottoposta al pagamento di una mora.

...a breve la seconda puntata!

giovedì 16 aprile 2009

Quando la verità fa male

Ogni giorno guardando il telegiornale sentiamo notizie di ogni tipo, che in casi rari ci rendono felici, ma che più spesso ci sconvolgono. Come non rimanere shoccati davanti alle immagini di morte che abbiamo visto in seguito al terremoto in Abruzzo: il dolore è stato fortissimo anche per chi ha guardato dall'esterno, senza essere coinvolto in prima persona. Ma il dolore, con difficoltà e con il tempo diminuisce, anche se non viene mai del tutto cancellato. Ciò che è difficile da smaltire, è la rabbia. E la rabbia entra in gioco quando scopri che la tragedia era evitabile e che soprattutto per quel dolore provocato c'è una responsabilità da parte di chi è andato al di là di tutto per un guadagno personale.
Le parole di Roberto Saviano rimbombano nella testa: "[...] Io so e ho le prove. So com'è stata costruita mezza Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi, ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file infinite dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia. [...] Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova. Ora non è più il fiume che va al mare, ma il mare che entra nel fiume."
Gomorra viene pubblicato per la prima volta nell'Aprile del 2006.
Parole che gelano il sangue, che danno i brividi pensando alla verità che palesano. E la rabbia sale, e il dolore aumenta, davanti a un figlio, a un padre, a una madre, a un amico, persi per sempre a causa degli errori, della non curanza, della stupidità e soprattutto della convenienza di pochi che ancora una volta hanno guardato con superficialità (ed è poco!) alla vita delle persone, mettendo al primo posto i soldi.
Come se la vita di un figlio avesse un costo!

martedì 7 aprile 2009

Il concetto di Povertà: Occidente ed Africa a confronto

Recentemente ho avuto la fortuna di leggere un libro "L'altra Africa: tra dono e mercato" di Latouche. Ci tengo a precisare che è un testo universitario, dunque molti potrebbero trovarlo pesante ma, devo ammettere che mi ha dato veramente tanto.
La parte a mio avviso più interessante è quella inerente al concetto di povertà.
Ebbene l'Africa è povera. Il suo fallimento è economico e politico e tutto ciò è innegabile in quanto scritto nelle cifre. La produzione agricola è nettamente debole e per giunta è colpita da continue catastrofi naturali.
Quanto alle ricchezze del sottosuolo, a quello ci pensano ormai da anni le multinazionali occidentali.
L'Occidente invia truppe di occupazione denominate di "protezione"...il resto è storia.
In un continente come questo dove la maggior parte della popolazione sopravvive al proprio destino, la "povertà non esiste".
In Occidente è ormai di moda usare il Pil procapite come indice di benessere di una popolazione, ma la povertà africana non ha nulla a che vedere con il concetto di povertà a cui siamo abituati qui in Occidente.
Nelle lingue dell'Africa nera, la parola "povero" non esiste.
Queste popolazioni vivono di un "oikonomia vernacolare" ovvero di pratiche di sopravvivenza conviviale.
Si parte dal presupposto che da una popolazione senza reddito non ci si possa aspettare di raggiungere la ricchezza, viene dunque considerato già un bel traguardo riuscire a badare al proprio sostentamento ed a quello delle altrui persone.
Tutto ciò genera la pratica del dono. Si dona per vari motivi: timore, interesse, amore, pietà etc.
Il dono presuppone sempre una reciprocità ed una contropartita. Si dona e si riceve sempre, entrando in un circolo virtuoso, dando dimostrazione della "solidarietà africana" che non ha equivalente altrove.
Infine ad essere realmente "povero" è colui il quale viene indicato dagli altri come "orfano" in quanto, non potendo contare sui genitori e sulla fitta rete di relazioni da loro instaurate, deve fare eclusivamente affidamento sulle sue forze per sopravvivere.
La povertà è in Africa un concetto rientrante nella sfera del sociologico e non dell'economico.
Far parte di qualcosa, di un guppo sociale esteso agli amici ed al vicinato, per non sentirsi soli e poter sopravvivere nonostante tutto.
Conludo con una frase riportata nel testo che spero ci sia di lezione: "invece di esportare il nostro immaginario materialistico ed economicistico, doveremo cominciare con il decolonizzarlo..."

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto: previsioni e colpevoli

Si poteva far qualcosa?

A poche ore dal drammatico terremoto che ha colpito l'Aquila con apicentro a Paganica, si iniziano a compiere i primi passi alla ricerca dei responsabili.
Intanto si continua a scavare, con un bilancio delle vittime che sembra inesorabilmente destinato a crescere.
Si continuano a togliere i massi con le mani, per evitare di utilizzare macchine che potrebbero causare ulteriori crolli.
In concomitanza con le ricerche di decine e decine di volontari e membri della protezione civile, comincia la caccia al fantasma.
Ogni dramma porta in sé la volontà di identificare un responsabile, l'antagonista che poteva fare e non ha fatto.
In realtà, l'imprevedibilità dei terremoti è un dato di fatto. Non esistono al mondo apparecchiature che siano in grado di prevedere scosse di terremoto, seppur di grave entità.
Unico colpevole sarebbe, a detta di tutti, l'inefficienza delle abitazioni che non sono state a loro tempo costruite in modo adeguato, nel rispetto delle norme per le costruzioni in zone altamente sismiche.
Perché dire tutto questo? Per giustificare la frase di un responsabile del centro di vulcanologia : "se fosse successo in Giappone un terremoto del genere, con la stessa entità, la notizia non sarebbe stata riportata neanche nell'ultima pagina del quotidiano".
Il Giappone è una terra ben più sismica dell'Italia ma la qualità delle costruzioni antisismiche la rende invulnerabile di fronte alle continue scosse quotidiane.
E' dunque importante capire che la scienza non ha colpa, la colpa è semplicemente degli uomini e della loro inosservanza circa i traguardi e le conoscenze raggiunti anni addietro e mai applicati in concreto.Tutto questo poteva essere si evitato, ma non con macchinari complessi o ricerche di chissà quali scienziati, bastava semplicemente ristrutturare abitazioni antisismiche e renderle a norma.
Ma ora è il momento di tacere. Nel rispetto delle vittime del terremoto e di quanti hanno, in tale circostanza, perso i loro cari. A loro le più sentite condoglianze.

giovedì 2 aprile 2009

Il nuovo inizio di Obama

Barak Obama si è presentato al mondo come il Presidente del cambiamento. Un cambiamento necessario in quanto il suo predecessore ha lasciato gli Stati Uniti in una situazione di stallo economico che ha coinvolto il mondo intero. Ed era necessario anche nella gestione dei rapporti esteri, che così come l'economia sembravano essere giunti ad un punto di non ritorno.

Obama non ha deluso per ora le aspettative e pare volersi impegnare in prima persona in quello che potremmo definire il nuovo inizio. Ecco quindi che in nome di quel cambiamento promesso, tende la mano (e forse l'intero braccio) verso l'Iran, Paese con il quale gli USA ha rapporti decisamente tesi e che a causa della gestione Bush sono stati ulteriormente compromessi. Potremmo dire un destino segnato già nel suo nome: Barak Hussein Obama. In arabo Barak significa benedetto, Hussein è il nome di un martire dell'Islam figura importante per lo scisma tra sciiti e sunniti, e infine Obama la cui radice in dialetto iraniano significa "colui che è con noi". " Il benedetto Hussein è con noi", nome dalla straordinaria simbologia.

In occasione della festa del Nowruz, celebrazione dell'inizio del nuovo anno in Iran, Barak Obama invia un messaggio al Paese, approfittando della festa per trovare una via di dialogo. E lo fa sottolineando le uguaglianze nonostante la diversità. Dice il Presidente: "Nel Nowruz le famiglie si riuniscono e fanno festa, così come noi americani amiamo stare insieme ai nostri cari per ricordare gli avvenimenti importanti. Queste celebrazioni custodiscono la promessa di un nuovo giorno, di nuove opportunità per i nostri figli, di sicurezza per le nostre famiglie, progresso per le nostre comunità e pace tra le nazioni."

Un messaggio di pace e speranza dunque, che tende a sottolineare la volontà del nuovo Presidente di cercare punti in comune e non di scontro con quei Paesi che finora hanno rappresentato il nemico.
Ma volendo essere maliziosi, azzardiamo una domanda: un messaggio di apertura all'Islam oppure un'ottima mossa politica?