venerdì 29 maggio 2009

Quando il tuo Paese non è la tua casa

E' opinione diffusa che i momenti difficili, così come quelli felici, si voglia condividerli con le persone importanti della nostra vita, che siano famigliari, amici o conoscenti. Non esiste, a mio parere, sensazione più bella che condividere un momento di gioia con le persone che amiamo così come non c'è momento di maggior conforto che poter piangere sulla spalla di qualcuno che sai ti comprenderà fino in fondo e non ti giudicherà mai nemmeno per i tuoi errori.
Queste sono probabilmente le emozioni e sensazioni che ognuno vorrebbe provare almeno una volta nella vita, perchè vorrebbe dire che nel bene e nel male tutti avremmo una casa a cui tornare. Una casa...Vorrei allargare questo concetto ed esularlo dalla mera idea di "edificio" e "costruzione", sebbene pure questa rappresenti una piaga per molti. Quello che vorrei sottolineare è l'idea di casa come accoglienza, come protezione come luogo di totale sicurezza nel quale ognuno dovrebbe poter trovare rifugio. La domanda che continua a ronzarmi in testa è: perchè il mio Paese non è la mia "casa"? E certo può essere un problema esclusivamente mio, molti potrebbero obiettare e dire che invece loro si sentono bene avvolti tra le braccia di "mamma Italia". Ma, inizio a dubitare che sia così. Sempre più spesso il desiderio comune tra i giovani miei coetanei è quello di andare via. Certo per i motivi più disparati: lavoro, viaggi, svago, amore...ma comunque andare via dal proprio Paese. Il proprio Paese...il punto è questo! Non ci sentiamo parte di questo Paese, non ci sentiamo parte della grande famiglia Italiana e ci ritroviamo a cantare l'inno con la mano sul cuore solo per la nazionale italiana di calcio. Nulla ci identifica in quanto figli di questa patria...il sentimento comune è quello di fuggire via alla prima occasione, di evadere da un luogo che ci fa sentire estranei nella nostra stessa terra natale...
Le responsabilità per questo? Beh si potrebbe concludere in maniera banale e dire che la colpa è dei politici...e forse in parte è vero, ma proviamo a guardare anche dentro di noi ogni tanto e a riscoprire il nosto amore per l' Italia...e se ancora esiste, dimostriamolo versando anche una sola lacrima ovemai il giorno dell'addio dovesse arrivare.

1 commento:

  1. Ciao,condivido in parte il tuo punto di vista. Credo però che, aldilà di ciò che mi abbiano potuto inculcare le generazioni passate,oggi io sia abbastanza grande da riuscire a formare un mio pensiero personale.E credo che nonostante le difficoltà economiche e quindi la necessità di cercare un lavoro altrove che mi garantisca un futuro appagante,resta comunque che il legame con il mio Paese è quasi del tutto inesistente,nella misura in cui quando resto per un periodo all'estero il desiderio di tornare a casa si limita alla voglia di riabbracciare la mia famiglia.Mi viene in mente l'esperienza di un amico brasiliano il quale per un anno e mezzo circa in cui è rimasto in Europa, tra Portogallo e Italia, ha sentito costantemente il desiderio di tornare nel suo Paese. Questo tipo di sensazioni, almeno nel mio caso, non le ho mai provate finora. E a stare ai discorsi che spesso sento fare nel mio gruppo di amici e conoscenti,un attaccamento tale all'Italia non l'ho mai visto.
    Il fatto di essere definiti "Bel Paese", beh quella è di certo una definizione che ci è stata cucita addosso,ma che dubito rappresenti una garanzia o un motivo di certezza per le persone,o comunque non per tutti.
    Non temo l'idea di abbandonare il mio Paese piuttosto temo l'idea di non setirne la mancanza e l'attaccamento.

    RispondiElimina